29 ottobre 2012

Roma, Sala S. Pio X, via dell’Ospedale (via della Conciliazione)

Il 28 ottobre dell’anno 312 d.C., 17 secoli or sono, l’Imperatore Costantino riportava, alle porte di Roma, una storica vittoria contro il suo rivale Massenzio. Poche altre battaglie, pochi altri eventi, nel corso del tempo, possono assurgere a tale importanza. Cento anni fa, sotto il Papa san Pio X, la Chiesa ricordò questo evento con numerose celebrazioni, discorsi, e la costruzione di una chiesa, l’ attuale Basilica di Santa Croce sulla via Flaminia. Anche in occasione di quest’anno Costantiniano si sono svolti e si svolgeranno convegni e iniziative.

La Fondazione Lepanto ha voluto celebrare la battaglia di Ponte Milvio e la figura di Costantino con una conferenza che si è svolta il 29 ottobre alla presenza di circa 300 persone nella prestigiosa sala San Pio X di via della Conciliazione. Tra le qualificate presenze di laici e religiosi, segnaliamo quella di Sua Eminenza il Card. Raffaele Farina, archivista e bibliotecario emerito di Santa Romana Chiesa e grande studioso dell’epoca costantiniana. Numerosi anche i messaggi di apprezzamento pervenuti, tra cui quello di Sua Eminenza il cardinale Tarcisio Bertone, di Sua Eminenza il cardinale vicario Agostino Vallini, del Prefetto emerito della Congregazione per la Fede, il cardinale William Levada, dell’ex Segretario di Stato Angelo Sodano, del cardinale Ennio Antonelli, arcivescovo emerito di Firenze.

Nel corso dell’incontro hanno preso la parola il prof. Massimo Viglione, dell’Università Europea di Roma e il prof. Roberto de Mattei, presidente della Fondazione Lepanto. Il prof. Viglione ha delineato un sintetico ritratto di Costantino, uomo e imperatore, situato nel contesto storico del suo tempo. «Costantino – ha detto – rimane non solo uno dei più grandi uomini che Roma abbia mai avuto, uno dei più vittoriosi condottieri di tutti i tempi, un politico accorto e lungimirante, un vincitore nato, ma l’uomo della svolta nella storia della Chiesa Cattolica. Con Costantino finisce l’era catacombale e inizia la storia politica e civile della Chiesa, una storia mai più terminata e che ha visto produrre le più grandi meraviglie della civiltà degli uomini». Il prof. Viglione ha poi paragonato Costantino ad altre due figure storiche, Teodosio e Carlo Magno: «Tre imperatori cristiani, tre conquistatori, tre fondatori di quella che è stata la civiltà cristiana europea. Di ciò che possiamo chiamare “Cristianità”, con una parola che oggi non va più di moda, ma che, al di là delle sterili e a volte interessate e ideologiche polemiche, costituisce il dna spirituale, morale, politico e culturale della storia cristiana e della nostra civiltà. E, come ebbe a dire il beato Giovanni Paolo II, “non si tagliano le radici dalle quali si è cresciuti”».

Il prof. de Mattei ha descritto a sua volta la svolta storica e “assiologica” rappresentata dalla battaglia di Ponte Milvio, concludendo: «Costantino è ognuno di noi quando porta impresse nel cuore quelle parole che vengono dal Cielo: in hoc signo vinces; sotto questo segno, il segno della Croce, vincerai. Non dobbiamo temere di combattere in nome della Croce contro i persecutori. Quando uno Stato si fa sacrilego e assassino, come accadde in Messico e in Spagna nel ventesimo secolo, la resistenza armata è legittima e talvolta doverosa. Quando la persecuzione è giuridica, culturale e psicologica, come oggi accade in Occidente, la lotta dovrà essere pacifica, condotta sul piano spirituale, giuridico e culturale. Ma alla lotta non si può rinunziare, perché la sofferenza di una pace ingiusta che ci spoglia di ciò che abbiamo di più caro –  i nostri beni spirituali -, è peggiore della sofferenza affrontata da chi combatte per difendere questi beni. E la Chiesa sulla terra si chiama militante proprio perché si purifica nella lotta e nella lotta guadagna ai suoi figli la loro ricompensa in Cielo» (Eugenio Ragno)