Nel loro cammino nella conoscenza della Verità, della Giustizia e della Bellezza, i cattolici si stanno accorgendo di avere numerosi inaspettati compagni di strada. Uno di questi è Giuliano Ferrara, direttore de “Il Foglio”, intellettuale laico di cui sono note le convergenze verso le posizioni del Magistero di Benedetto XVI. Ferrara è stato ospite della Fondazione Lepanto lo scorso 2 marzo, nell’ambito di una conferenza dal titolo “Una voce laica in difesa dei valori non negoziabili”.


Ad introdurre l’ospite è stato il presidente della Fondazione Lepanto, Roberto de Mattei. Ferrara ha descritto la propria «conversione» come una scelta motivata dalla «testa» quanto dal «cuore», dalla «riflessione» quanto dalla «sensibilità». «Di temperamento e di cultura – ha spiegato il giornalista – rimango legato alla modernità nella quale sono cresciuto e che non rinnego. Non potrei certo vivere nella teocrazia!». «Tuttavia, come ha riconosciuto Leo Strauss, la modernità è progredita fino a diventare un problema. Espellere il Cristianesimo dalla nostra storia, dalla nostra vita è diventato problematico, fino a cadere nel totalitarismo ideologico e nell’esclusione sprezzante di tutto ciò che lo contraddice», ha puntualizzato Ferrara. Il risultato di tale dittatura del “politicamente corretto” sono «le cattive argomentazioni, i conformismi, una forma spuria di religiosità capovolta».

Ne consegue che l’intellettuale, ovvero la persona che, in forza del proprio ruolo, dovrebbe esercitare la propria libertà di critica verso tutti i sistemi di potere, ricade nella «schiavitù intellettuale dell’era moderna che, per ragioni di conformità induce a pensare soltanto in un determinato modo». Si pensi a una corrente di pensiero come il darwinismo che, ad avviso di Ferrara, «pur contenendo elementi di straordinario interesse, è diventato una bandiera, un ABC, un prontuario di idee utili alla diffusione dell’ateismo e della critica della religione in tutti i suoi presupposti». Più in generale il conformismo laicista «è la negazione dello spirito critico dietro la parvenza della critica alla tradizione».

«Quando sento parlare di “oscurantismo” – ha proseguito Ferrara – mi rendo conto che le ragioni del dialogo stanno dalla parte degli “oscurantisti”». In fin dei conti il secolo che abbiamo alle spalle «si è caratterizzato per i totalitarismi atei, non certo per le crociate». Al pari di papa Ratzinger, Ferrara, pur non essendo credente, è un sostenitore del dialogo tra scienza e fede. «Qualunque uso intelligente della ragione – ha spiegato il direttore de “Il Foglio” – non può non comprendere il limite della ragione. Una cultura che parte da basi razionali non può che essere in armonia con la fede».

Sui temi della sacralità della vita Ferrara da tempo esprime un pensiero in linea con quello cattolico. Tuttavia «stiamo messi male – ha chiosato il giornalista – se i bambini diventano un prodotto prefabbricato, la famiglia una realtà puramente convenzionale e slegata dalla procreazione, mentre la morte è vista solo nel suo significato biologico e non metabiologico». Rievocando il caso di Eluana Englaro, per la cui salvezza “Il Foglio” portò avanti una campagna a mezzo stampa, Ferrara ha descritto la battaglia del padre Beppino come «una crociata laica che ha sancito la vittoria della norma convenzionale sulla legge naturale».

Il piano dei laicisti anticristiani è, in ultima analisi «un progetto antiumano non solo sul piano storico ma anche sul piano concettuale». Parlando infine del cristianesimo come vero bastione della nostra civiltà, Ferrara ne ha ricordato la natura di «religione» ma anche di «politica», in quanto «sceglie Roma come sua capitale, fa i conti con il diritto, ha connotati di universalità». (Fonte: Corrispondenza Romana)