Un incontro in memoria di Plinio Corrêa de Oliveira

Martedì 18 febbraio, presso la sala conferenze della Fondazione Lepanto, Julio Loredo, rappresentante dell’associazione Tradizione-Famiglia-Proprietà in Italia ha tenuto un incontro sul tema Verso una nuova civiltà cristiana?, presentando per l’occasione il volume di Plinio Corrêa de Oliveira, Innocenza primordiale e contemplazione sacrale dell’universo (Catagalli, Siena 2013, pp. 368, 19,00€).

Del grande pensatore brasiliano, di cui molti attivi e ferventi cattolici si considerano discepoli, rimangono decine di pubblicazioni, circa 2500 articoli, e i testi di innumerevoli interventi tenuti davanti a grandi platee o a ristretti uditori. Il prof. Corrêa de Oliveira ha dedicato tutta la sua vita a combattere la Rivoluzione anticristiana, nata dal primo peccato di Lucifero, l’essere intelligentissimo posto da Dio a capo degli angeli, che concepì il peccato «perché aveva una passione: l’orgoglio».

È lo spirito passionale sregolato, quindi, la matrice del peccato, cui si contrappone l’ordine, «il contrario della Rivoluzione». L’innocenza primordiale con cui Dio ci ha creato «non è qualcosa che il diavolo riesca a sradicare interamente dalla nostra anima. Vi resta come una cattedrale sommersa dalle acque del peccato ma che ancora esiste in noi. Di tanto in tanto le campane di questa innocenza rintoccano e ci fanno sentire come una melodia interiore, una nostalgia, una speranza».

È la capacità di stupirsi, propria dei bambini non ancora contaminati dall’abitudine al peccato. Ma «l’innocenza non è un privilegio dell’infanzia; può e deve prolungarsi fino alla fine della vita». La nostra ammirazione sacrale deve abbracciare tutto ciò che c’è di vero, buono e bello al mondo, ma anche analizzare e rifiutare quello che non è buono. Allo stesso modo, se è chiaro come non si possa comprendere, né tanto meno amare, ciò che non si conosce, l’uomo può (e deve) conoscere Dio attraverso la contemplazione della natura, delle meraviglie del creato.

Tutto l’universo è a immagine e somiglianza di Dio, e nella creazione possiamo riconoscere le Sue vestigia. La vita del “crociato del XX secolo” si svolse sempre in una costante contemplazione, ma senza perdere mai di vista o estraniarsi dalla realtà, né cadere nell’astrattezza. «Io sono un contemplativo in lotta» diceva di sé, chiarendo come l’ammirazione nei confronti dell’armonia dell’anima umana e dell’universo fossero la sorgente di tutta la sua attività di pensatore e uomo d’azione.

D’altra parte, un santo attivo come Bernardo di Chiaravalle era immerso in questo spirito contemplativo: gran parte del De laude novae militiae, dedicato ai Templari, è dedicato al ruolo fondamentale della contemplazione, perché senza di essa non può esserci combattività né discernimento tra giusto e sbagliato: gli stessi cavalieri dovevano comprendere a fondo e interiorizzare il valore del Santo Sepolcro per poterlo difendere adeguatamente. Sarà dunque proprio la contemplazione e la scoperta della “Grandezza” a guidarci verso una nuova civiltà cristiana. Considerazioni e ragionamenti esemplari che, in questo tempo di battaglia spirituale danno la forza per non perdersi d’animo ma anzi alimentano la speranza e l’entusiasmo di chi ha la consapevolezza di rappresentare, nel caos generale, l’ordine, la pace e l’armonia. (Alessandro Bassetta, Corrispondenza Romana)