Il 28 febbraio, alla vigilia del 150° anniversario dell’unità d’Italia, l’Università Europea di Roma ha organizzato e ospitato la Giornata di Studio I cattolici tra Risorgimento e antirisorgimento, nell’ambito della settimana della storia promossa dalla Pastorale Universitaria di Roma. Il filo conduttore del convegno è stato quello della “questione romana”, intesa come la questione religiosa del Risorgimento italiano.

Dopo i saluti del rettore dell’Università Europea, P. Paolo Scarafoni LC, Roberto de Mattei, docente di storia del Cristianesimo alla UER, ha ricordato come le conseguenze di un processo di unificazione calato dall’alto pesarono a lungo sul Paese, perché l’unificazione attuata con la violenza fu il tentativo di una vera e propria mutazione antropologica degli italiani. Dopo l’unità dilagarono gli scandali e il malaffare, inevitabile conseguenza della dissociazione tra fede e morale. Anche per questo, uomini come De Sanctis, Gentile e Gramsci cercarono di rifondare lo Stato italiano secondo i principi dell’immanentismo hegeliano.

Massimo de Leonardis, docente di storia delle Relazioni internazionali all’Università Cattolica di Milano, ha tratteggiato la questione della libertà della chiesa e del potere temporale, affermando che si dibatte se il Risorgimento sia stato un fenomeno anticattolico o semplicemente antitemporalista, tuttavia sono i fatti storici a ricordarci che, soltanto nel 1929, la classe politica liberale concesse allo Stato del Vaticano una piena sovranità, sia pure su un piccolissimo territorio. Libera chiesa in libero Stato è un’affermazione subdola, che lascia aperta la porta alla prevalenza del secondo sulla prima.

De Leonardis ha ricordato come per Ernesto Galli Della Loggia l’Italia è l’unico Paese la cui unità è avvenuta contro la fede del suo popolo, mentre Angela Pellicciari ha definito il Risorgimento «l’ultima delle guerre di religione» e secondo Walter Maturi l’obiettivo principale dell’unificazione era l’abbattimento del Papato per l’instaurazione di una «religione dell’umanità».

Il tema dell’identità italiana e della “questione romana” è stato affrontato da Massimo Viglione, anch’egli docente all’UER, secondo cui l’identità italiana esiste ed è la più antica della civiltà occidentale, forte dell’eredità romano-classica e romano-cristiana. Fare l’Italia senza Roma non avrebbe avuto alcun significato. Al tempo stesso si poneva il problema della coesistenza del Papato all’interno del nuovo Stato. I protagonisti del Risorgimento si illusero di poter distruggere la fede cattolica, neutralizzando lo Stato Pontificio ma, in realtà, la fine del potere temporale non avrebbe segnato affatto la fine della Chiesa. Andava ricostruito il mito di Roma, di una terza Roma che sostituiva la capitale imperiale e la sede della cristianità.

Il convegno è stato completato dalle relazioni di Oscar Sanguinetti (Il movimento cattolico dalle origini a Porta Pia), Umberto Castagnino Berlinghieri (La Santa Sede e le Potenze Europee durante il pontificato di Pio IX), Luca Galantini (Il centralismo statale e la “questione federale” nel processo politico di unificazione. Tra Rosmini e Cavour), Elena Bianchini Braglia (Dalla “Voce della verità” al “Difensore”. Il gruppo di intellettuali cattolici che fece del Ducato Estense la “roccaforte del legittimismo”), Isabella Becherucci (Una d’arme, di lingua, d’altare: la parte del Manzoni), Gianandrea de Antonellis (Il ruolo della letteratura cattolica antirisorgimentale. Il caso di Padre Bresciani), Gianluca Casagrande (I lavori di rilevanza geografica ed ambientale presso il Collegio Romano all’epoca del Risorgimento) e Silvia Mattoni (Carità e assistenza: dal volontariato al diritto. Il ruolo dell’Arcispedale Santo Spirito in Saxia).