Mons. Antonio Livi alla Fondazione Lepanto

Con parole elevate, ma a tutti accessibili, mons. Antonio Livi ha tenuto martedì 25 giugno u.s., una interessante conferenza presso la Fondazione Lepanto, intrattenendo i numerosissimi convenuti sul tema sempre più attuale della dittatura del relativismo. Nel presentarlo il prof. Roberto de Mattei ha fatto notare come, al di là del suo fittissimo curriculum honorum di studioso e di scrittore, mons. Livi sia oggi indubbiamente uno dei migliori difensori, a livello internazionale, del concetto classico della filosofia come ricerca della verità, del bene e della saggezza.

L’illustre oratore ha tenuto una profonda riflessione sulla necessità dell’apologetica oggi, a fronte dei crescenti attacchi sia da parte dei nemici esterni della Chiesa, che soprattutto di quelli che si trovano impunemente all’interno del gregge di Cristo. Tutta la vita di studioso di mons. Livi, documentata da decine di libri e di lavori di alto tenore scientifico, e specialmente gli ultimi anni lo hanno spinto alla necessità di intraprendere una difesa scientifica della fede cattolica, anche attraverso la costituzione dell’ “Unione Apostolica Fides et Ratio”.

Secondo Livi infatti, i cristiani hanno sempre cercato di difendere la verità della fede già a partire dal primo filosofo che giunse da filosofo al cattolicesimo, san Giustino martire: nelle due celebri Apologie egli confuta varie ideologie avverse alla Rivelazione, siano esse di provenienza pagana, ebraica o ereticale. Per Giustino, ha fatto notare Livi, il cristianesimo è la vera filosofia e 2000 anni di storia gli danno ragione perché non esiste alcuna dimostrazione filosofica, espistemologicamente fondata, che sia capace di smentire un solo dogma della fede. Questa “vera filosofia” del cristianesimo è oggi contrastata duramente da parte degli ambienti laici e da certe correnti cattoliche moderniste.

L’Oratore ha poi illustrato i «5 punti fermi» della razionalità i quali oltre ad essere un presidio assoluto dell’intelligenza, costituiscono la migliore smentita del relativismo culturale egemone. Essi sono: l’esistenza delle cose e della realtà, l’esistenza di noi stessi, l’esistenza di altri soggetti come noi, l’esistenza di leggi morali che debbono regolare i rapporti tra gli esseri umani e l’esistenza di un Creatore percepibile dall’intelligenza di ognuno. Questo quinto punto, è in realtà la quintessenza del senso comune e deve costituire la base sia della riflessione filosofica, che della società umana. Esso è altresì la negazione in radice della dittatura del relativismo e del nichilismo. (Fabrizio Cannone, Corrispondenza Romana)